venerdì 23 aprile 2010

lunedì 19 aprile 2010

Scala "Real" a San Siro


La gara di campionato contro la Sampdoria, come saprete, non è andata molto bene, e ha spento le residue speranze di partecipare fino all'ultimo alla lotta scudetto.
Consoliamoci però con un amarcord, che di sicuro ci renderà tutti lieti di essere milanisti, anche perchè nessuna squadra ha mai regalato ai suoi sostenitori una serata indimenticabile come quella. Sto parlando di Milan-Real Madrid del 19 aprile 1989 (oggi son 21 anni esatti da quello storico match!). Risulta impossibile dimenticare quel 5 a 0 rifilato alla merengues in un San Siro incredulo nel vedere giocare un Real Milan, aperitivo inebriante di quello ubriacante che il mese dopo avrebbe stordito lo Steaua in finale, permettendo a Franco Baresi di compiere il gesto più bello del perfetto esemplare del milanista doc: alzare la Coppa al cielo (un'abitudine che non ci stanca mai!).
Nel 1989, freschi Campioni d'Italia dopo aver annientato il Napoli di Maradona, i rossoneri si riaffacciavano con prepotenza sul palcoscenico della massima competizione europea, che tante volte avrebbero calcato (e con successo!) negli anni a seguire.
Il Real, dal canto suo, era imbattuto da ben trenta turni. Nel doppio confronto precedente aveva eliminato i Campioni d'Europa in carica del Psv Eindhoven e si presentava forte del suo prestigio internazionale.
È bene ricordare che, da sempre, le squadre italiane, quando si affacciano al Santiago Bernabeu, solitamente si arroccano a difesa del portiere nel tentativo di limitare i danni. Ma il Milan no. Con Sacchi la situazione si capovolge. E se all'andata, disputata appunto a Madrid, l'arbitro svedese Fredriksson aiuta "los merengues" a restare immacolate (1-1 il risultato), al ritorno non c'è santo che tenga.
Già, il ritorno, la madre di tutte le partite, magistralmente interpretata dal "profeta di Fusignano" e dai suoi ragazzi. E pensare che quel confronto non sembrava partire sotto i migliori auspici: un'entrata killer del giovane Albertini in allenamento aveva messo fuori causa Evani il giorno prima della gara. Nessuno si aspettava un successo così trionfale. L'esito del match pareva incerto alla vigilia. E invece si compì l'inverosimile: il Milan travolse i madrileni con il punteggio di 5 a 0. E più che una partita tra due mostri sacri del calcio mondiale sembrò un tiro a segno con vari partecipanti (Ancelotti, Rijkaard, Gullit, Van Basten e Donadoni), uniti da un comune denominatore: erano tutti vestiti di rossonero!
Il Milan fu, come scrisse il compianto Gianni Brera, "superiore ad ogni legittima attesa".
Forse a posteriori non ci rendiamo esattamente conto dell'eccezionale portata dell'impresa, ma insomma 5 gol sono molti persino contro l'Ascoli, rifilati alle merengues diventano vera e propria leggenda. Ecco una breve cronaca delle reti, e per chi volesse rivivere l'emozione, includo anche il link di un video con gli highlights della gara.


18' pt: Ancelotti dribbla due giocatori e, da fuori area, fa partire un missile di destro che risulta imparabile per il portiere Buyo, leggermente spiazzato;

25' pt: Tassotti dall'out destro effettua un traversone per Rijkaard, che con uno stacco imperioso batte Buyo;

45' pt: Donadoni crossa al centro, colpo di testa di Gullit e terzo gol per i rossoneri;

4' st: Rijkaard confeziona l'ennesimo traversone, Gullit di testa smista per Van Basten, lasciato inspiegabilmente solo in area: il Cigno con uno splendido sinistro insacca all'incrocio dei pali;

14' st: Donadoni, dopo uno splendido slalom vincente sulla sinistra, segna con un potentissimo diagonale;

Al fischio finale il pubblico impazzisce di gioia. Ha almeno cinque buoni motivi per festeggiare!

Tim Cup Primavera al Milan






A 25 anni di distanza dall'ultimo successo, il Milan torna a vincere la Coppa Italia Primavera, la seconda della sua storia, dopo quella conquistata nella stagione 1984-85 dai ragazzi di Fabio Capello.
La finale di ritorno, disputata contro il Palermo in un San Siro strapieno e in un clima di festa (ingresso gratis per tutti gli abbonati e, per gli altri, biglietti a prezzi modicissimi!), si è conclusa con il risultato di 2-0 per la formazione allenata da Giovanni Stroppa (in campo nella precedente vittoria del 1985, ma ricordato dai tifosi rossoneri soprattutto per il suo gol nella finale Intercontinentale del 1990).
Ad aprire le marcature, dopo appena quattro minuti di gioco, è stato Simone Verdi, con un gran destro dal limite dell'area, che ha centrato l'incrocio dei pali. Il colpo di grazia ai palermitani è scaturito dall'affiatamento tra Verdi e Gianmarco Zigoni: assist del primo, che si era involato solitario sulla sinistra, con Zigoni che insacca di piatto destro, al 18' della ripresa. L'ottima prestazione dei "diavoletti" ha regalato al Milan il trofeo (l'andata al Renzo Barbera era terminata 1-1), ma soprattutto ci fa ben sperare per il futuro. Diciamocelo, il Milan dai tempi di Maldini e Costacurta non guarda più con grande interesse al proprio vivaio, a differenza di molti importanti club europei (Barcellona, Ajax, Real, per citarne alcuni). Adesso si spera che le recenti positive esperienze possano fare cambiare idea alla dirigenza rossonera: in fondo, piuttosto che ingaggiare a parametro zero campioni ormai sul viale del tramonto (per poi, tra l'altro, offrirgli contratti milionari!), non sarebbe male dare una chance a gente come Albertazzi e De Vito, difensori decisamente più affidabili di Oddo e compagni, Strasser, talentuoso centrocampista, e Verdi e Zigoni, attaccanti freschi e decisivi. Proprio Zigoni, a dirla tutta, ha esordito recentemente in prima squadra, lo scorso 28 marzo, nel pareggio tra il Milan e la Lazio, subentrando a Inzaghi, tuttavia è ancora poco! Bisognerebbe dare più spazio alle nuove leve, come accadeva 25 anni fa, con risultati, permettetemi di dirlo, decisamente straordinari!

domenica 18 aprile 2010

L'affaire Leonardo





Continuano a rincorrersi le voci di una possibile rescissione del contratto che lega Leonardo al Milan. Sembra che la società sia sul punto di liquidarsi il tecnico brasiliano; e sembra, allo stesso modo, che questi sia disposto a dimettersi senza tanti complimenti. La notizia rimbalza già da qualche giorno e fino ad ora, anzichè smentire con decisione tali indiscrezioni, si è cercato di tergiversare sull'argomento. Da entrambe le parti. Il mister guarda solo all'immediato e con mille giri di parole ribadisce che il suo posto per adesso è a Milanello e poi si vedrà. Già, poi si vedrà. Ma quando? Questa attesa ricorda un po' quella che l'anno scorso si concluse con la partenza di Ancelotti. Galliani, dal canto suo, insiste nel dire che Leo ha ancora un anno di contratto. Tutte frasi che lasciano ancora spazio a dubbi e incertezze.
Di certo, a meno di clamorosi cambiamenti, Leonardo non avrà lunga vita alla guida del Milan; e questa considerazione ha contribuito a scatenare il toto-successore per la panchina rossonera. Posto che, come precisato anni fa dalla dirigenza, il Milan d'ora in poi sarà allenato solo da ex giocatori, e non da estranei all'ambiente rossonero, sembra scontato vedere, nel prossimo futuro, sulla panchina milanista la coppia Tassotti-Galli. Il primo è stato allenatore in seconda già dai tempi del 6 a 0 rifilato all'Inter nel derby e per tutta l'era Ancelotti; il secondo si è comportato molto bene negli anni di gavetta alla guida del settore giovanile. La scelta ricadrebbe sui due più per una questione di budget, che per altro, non volendo il Milan sborsare più del dovuto per assicurarsi un allenatore di grido. Eppure, secondo altre fonti, il favorito sarebbe l'indimenticato "cigno di Utrecht", ovvero Marco Van Basten, che da sempre è il pupillo della dirigenza rossonera, e che può vantare già discrete esperienze con l'Ajax e con la nazionale olandese. Da decifrare, poi, il ruolo di Maldini, che ha ripreso i contatti con la società e che, si ipotizza, rientrerà nel club a cui ha dedicato l'intera carriera probabilmente come direttore dell'area tecnica, ma il tutto naturalmente è ancora da definire.
Con i se e con i ma non si fa la storia del calcio, ma è opinione diffusa che Leonardo fosse più utile dietro a una scrivania, quando si occupava di Fondazione Milan; senza contare che il suo contributo di mediazione era stato determinante per portare a Milano Kakà, Pato e Thiago Silva, ovvero gli unici acquisti decenti messi a segno dalla dirigenza negli ultimi sei anni.
Resta però da considerare il fatto che, tutto sommato, il Milan farebbe bene a tenersi ben stretto l'attuale allenatore, per una serie di ragioni da non sottovalutare. Innanzitutto il tecnico brasiliano ha saputo gestire Ronaldinho molto meglio di Ancelotti; poi è riuscito a infondere sicurezza alla squadra in un'annata che si presentava come la peggiore dai tempi di Milan-Cavese; inoltre, sotto la sua guida, il Milan ha anche battuto il Real Madrid al Santiago Bernabeu per la prima volta nella sua storia. Certo, di batoste ce ne sono state! Eppure, se si considera l'organico messogli a disposizione (ben più carente rispetto a quello di cui avevano potuto beneficiare i suoi predecessori), non si può condannare Leonardo e addossargli le colpe di una campagna acquisti penosa: è già un successo che abbia mantenuto la squadra in corsa per il titolo fino ad ora.

300 gol...e non ha ancora finito!






La decima giornata del girone di ritorno del nostro campionato ci ha riservato una piacevole sorpresa, ovvero il ritorno al gol di Filippo Inzaghi. A 36 anni suonati SuperPippo continua a tenere banco, dimostrando di saper reggere la concorrenza dei suoi ben più giovani compagni di reparto. È proprio un piacere vedere all'opera un giocatore che, ancora oggi, ha la grinta e la voglia di vincere di un ventenne agli esordi. Con il suo gol ha permesso al Milan di restare ancora timidamente in corsa per lo scudetto, rendendo questo campionato ancora aperto e avvincente; cosa che, a prescindere dalle fedi calcistiche di ciascuno, dovrebbe entusiasmare tutti gli appassionati di questo sport.
Vediamo adesso di ricordare qualcosa su Filippo Inzaghi.
Nato il 9/8/1973, è cresciuto nel Piacenza, la squadra della sua città, con cui a suon di gol ha conquistato la promozione in serie A. Dopo alcune esperienze in prestito, passa al Parma, dove inizia a sentire il profumo delle competizioni europee (gioca in Coppa delle Coppe). L'annata della svolta è pero il 1996/97, che vede Inzaghi militare nell'Atalanta e vincere il titolo di capocannoniere della massima serie con 24 gol, cosa che, tra l'altro, gli vale la prima convocazione in nazionale. Ceduto alla Juve, continua immancabilmente a fornire il suo costante apporto di reti, che tuttavia risultano poco determinanti per i successi della squadra (se si eccettua lo scudetto del 1998); e così, dopo aver perso (contro il Real Madrid) la finale di Champions del 1998 e lo scudetto 2000, e dopo voci di incomprensioni con l'ambiente bianconero, Inzaghi nel 2001 viene ceduto al Milan per 70 miliardi di vecchie lire.
A Milano, Pippo vive vere e proprie stagioni d'oro, alternate ad anni più cupi, costellati di infortuni (2004, 2005).
Con i rossoneri Pippo ha vinto, tra le altre cose, la Champions League nel 2003 e nel 2007 (in quest'ultimo caso segnando una storica doppietta in finale contro il Liverpool, ma non è neanche il caso di ricordarlo, talmente è vivo nei nostri cuori il ricordo di quella splendida serata), e il Mondiale per Club sempre nel 2007.
In nazionale ha disputato 3 Mondiali (1998, 2002, 2006: è quindi un campione del mondo!) e un Europeo (2002). Anche se adesso la sua esperienza con la maglia azzurra si è conclusa, il suo bottino è stato ottimo anche qui: 57 presenze e 25 reti.
Non stiamo parlando di un calciatore particolarmente abile dal punto di vista tecnico (c'è chi dice non sappia dribblare neanche una sedia, cosa però più volte smentita da Inzaghi con i fatti). Le sue armi migliori sono la rapidità, l'opportunismo e il fiuto del gol, che lo rendono spesso implacabile nell'area piccola. Ha un eccellente senso della posizione, ma spesso l'abitudine di agire sul filo del fuorigioco lo porta ad essere fermato sul più bello dagli assistenti dell'arbitro.
Infine ricordiamo che il nostro centravanti detiene una serie di primati che ne fanno un giocatore davvero inimitabile: è l'unico calciatore ad essere riuscito a segnare in tutte le competizioni internazionali per club; ha realizzato oltre 300 gol in carriera (d'accordo, questo non è un primato, ma è pur sempre un dato degno di nota, non trovate?!); è il miglior marcatore italiano di sempre in Champions League; occupa il primo posto della classifica cannonieri nelle competizioni europee, con 68 gol, a pari merito con Raul del Real Madrid (e quest'anno il testa a testa tra i due rimarrà invariato, dato che anche il Real è fuori dalla Champions).